Relazione sondaggio 2011

R E L A Z I O N E di Anton Andreata
Sul sondaggio eseguito nelle famiglie di Stivor residenti in Trentino anno 2011

Con il compito di procurarsi una vasta visione di alcuni quesiti legati alle famiglie di origine trentine rimpatriato dal territorio della ex Yugoslavia, il Circolo “Trentini di Stivor“ ha distribuito ad ogni famiglia il questionario che conteneva 21 domande. Le risposte a queste domande dovevano portare alla luce i problemi che esistono, ma anche le proposte per il superamento degli stessi e suggerimenti per il miglioramento delle attività che deve svolgere il Circolo. Anche se nel questionario era prevista la possibilità di iscrivere i dati personali del capofamiglia. è stata lasciata piena libertà di compilare il questionario in maniera anonima, ed è quello che hanno fatto cinque capofamiglia.

Al sondaggio hanno risposto 35 famiglie (il 20%), il che, non è un buono risultato, ma nello stesso tempo presenta un prezioso capitale di dati, che dovrebbero, se ben utilizzati, portare vantaggi sia al Circolo che ad altri organi amministrativi e agli stessi rimpatriati. Il motivo principale per cui è stato fatto il sondaggio proprio in questo momento, è stato quello, di capire se gli Stivorani sono disposti a finanziare la realizzazione dell‘acquedotto per Stivor, investimento iniziato ancora nel lontano anno 2001 con importante partecipazione della Provincia Autonoma di Trento. Il risultato del sondaggio in merito all’acquedotto & quello che si poteva con certezza aspettare: la metà delle persone che ha risposto e disposta a partecipare alla realizzazione pagando però a rate, e accompagnando le fasi di esecuzione dei lavori, il 14% ha risposto che  interessata all‘acquedotto e che è pronta a sostenere tutte le spese a lavoro terminato, mentre più di un terzo ha risposto che il progetto non gli interessa o non ha risposto nulla. Le risposte ricevute hanno bocciato il proposto modo di finire questo travagliato investimento, ma nello stesso tempo ha chiarito che si deve cercare un’altra soluzione e che sarebbe ora di portare a buon fine questa importante opera.

Analizzando i dati anagrafici delle famiglie che hanno risposto al questionario si vede che ogni famiglia, in media, è composta da 3,6 persone, e che il 72% dei componenti sono maggiorenni, inoltre una su tre famiglie hanno uno bambino di età minore di sei anni, un figlio da sei a undici anni e un ragazzo da undici a diciotto anni di età. Il dato sorprendente e quello che due terzi delle famiglie hanno la casa di proprietà, sapendo che il primo rimpatrio è avvenuto nel non tanto lontano 1992 e che gli stessi (la maggior parte) sono arrivati con una valigia in mano, cosi come i nostri antenati andavano in America, ormai più di cento anni fa. Solo tre famiglie usufruiscono dell’edilizia abitativa della società trentina e nove di loro sono in affitto. In ogni famiglia quasi due membri (1,73) sono occupati e in ogni seconda famiglia c’è una persona in cerca di lavoro. Questi dati dimostrano che, venendo in Italia, abbiamo fatto si che ci trovassimo un lavoro e una casa, a che ci siamo rimboccati le maniche per superare le enormi difficoltà con le quali ci siamo incontrati all’arrivo in Trentino.

Abbiamo chiesto: quali sono le intenzioni riguardante il luogo in cui proseguire la propria vita? Ogni seconda famiglia è orientata a rimanere in Trentino, nel posto in cui risiede adesso. L’altra metà invece, sarebbe disposta a tornare nel paese di provenienza qualora ci fossero le condizioni di una vita dignitosa (il lavoro). Questi sarebbero disposti a fare i contadini o gli artigiani, se questa attività renderebbe a tal punto da poter portare avanti la propria famiglia. Un terzo di quelli che si sono dichiarati pronti a tornare: la faranno quando matureranno le condizioni per il proprio pensionamento.

Partendo dalle risposte precedentemente date, quelle che riguardano il dilemma: rimanere o tornare, le risposte, alla domanda di quanto si sentono integrati nel nuovo ambiente, non sono state scontate. Un po’ sorprende che nella misura del ‘74%. hanno ridisposto che si sono integrati abbastanza. e il 14% si dichiarano integrati a un ottimo livello. Solo il 12% non e soddisfatto di come si è trovato nel nuovo ambiente. Le cause della scarsa integrazione sociale sono, secondo loro: il dubbio, ancora presente, che riguarda la stabile residenza (28%), la insufficiente capacità finanziaria nel momento del rimpatrio (25%), la importante differenza socio-culturale e il mancato supporto istituzionale (16%), la non conoscenza della lingua italiana (6%) e il sentimento della insufficiente accoglienza dimostrata da parte dei cittadini del luogo in cui si sono insediati (9%).

Oltre a questo, qualcuno ha risposto che, anche la mancanza di lavoro, e con questo, l’insufficiente base finanziaria per vivere una vita serena, ha contribuito a non sentirsi parte di questo sistema. C’era anche qualche autocritica nel senso che; siamo anche noi colpevoli perché non siamo abbastanza organizzati, e ancora meno uniti, per contribuire al maggior inserimento. La stessa critica è indirizzata anche al Circolo. In un secondo questionario sono stati dati dei suggerimenti di come fare per migliorare la nostra condizione per un migliore inserimento, soprattutto quello sociale e culturale. La maggior parte ha chiesto di trovare la possibilità per incontrarci più spesso, organizzando serate di ballo e musica. Si chiede al direttivo del Circolo di farsi avanti per trovare una sede per il Circolo più idonea, così come anche un adeguato luogo dov’è possibile organizzare serate per un importante numero di Stivorani e non solo. Si suggerisce anche che le nostre attività socio-culturale facessero, dove è possibile, parte delle manifestazioni che organizzano i paesi dove abitiamo.
A Stivor, per i scolari valsuganotti e non solo, ormai da alcuni decenni è organizzato lo studio della lingua italiana. Dato che, la maggior parte dei figli nati in Italia, non sanno parlare la lingua slava, si è posto anche questo come un problema da affrontare. Il 91% dei capifamiglia sostengono l’iniziativa di provare a organizzare un corso di madre lingua slava.
Alcuni anni fa a Stivor è stata realizzata (parzialmente), con il denaro della Provincia, una caserma per gli Vigili del Fuoco. Caserma che, sinceramente, non serviva come tale ma che adesso potrebbe essere utile per altri scopi. Si è pensato che questo edificio, una volta finito, sarebbe molto utile per aprire un ambulatorio di cui Stivor e intera frazione di Sibovska necessitano. Questa iniziativa è stata approvata da tutti (94%), e la maggior parte pensa che sia un’iniziativa urgente da realizzare. Sono evidenziate anche altre iniziative di cui necessita la località di Stivor:
ripristino della strada, casa sociale, potenziamento della rete elettrica, ma soprattutto l’insediamento di qualche, anche minima, risorsa produttiva che potrebbe cambiare il volto e anche il destino di questo villaggio valsuganotto. Si propone anche l’iniziativa per creare una piccola cooperativa con il compito di mantenere in buone condizioni la località, eseguendo piccoli lavori di manutenzione del patrimonio privato, sociale e della chiesa. Un’idea che è tropo idealistica perché priva di adeguate risorse materiali.
Sono state poste due domande alle quali abbiamo dato un particolare peso specifico: quale futuro prevedete per la località di Stivor e come vedete il vostro domani in Trentino. Per quanto riguarda la prima domanda le risposte sono state: ottimista il 12%, pessimista il 38% e la metà hanno dichiarato di essere ottimisti ma abbastanza moderati. Un terzo dei esaminati ha risposto che il loro futuro è vivere nel Trentino, oltre 60% sono ottimisti moderati riguardante lo stesso punto interrogativo e il 7% pensano che qui non c’è nessun futuro per loro. Tutto sommato le risposte portano a una conclusione, e cioè, che la stragrande maggioranza dei Stivorani pianteranno le proprie radici in Trentino e che la frazione di Stivor è condannata all’estinzione.

Si è pensato che, una delle misure (oltre a quella più importante di trovare la possibilità di far si che qualche famiglia con figli giovani, che ha espresso la volontà, tornasse a Stivor) per salvare il villaggio Stivor, potrebbe essere anche quella di chiedere più potere amministrativo per questa località, trasformandola in frazione. Come frazione Stivor avrebbe più possibilità di autogestione e in tal modo i Stivorani deciderebbero da soli il proprio futuro. Il consenso a questa proposta è stato dato da due terzi delle famiglie, di cui un terzo si è dichiarato pronto a sostenere la trasformazione anche se la stessa porterebbe all’aumento del costo di gestione.
Partendo dal fatto che nella nostra comunità ci sono molti giovani, si è proposto di organizzare squadre in alcune discipline sportive (pallacanestro, calcio,…) per favorire la loro maggior socializzazione. La proposta è stata sostenuta da tutti.
Nel questionario, con alcune domande, si è chiesto il parere sulle attività del Circolo, ma anche di fare proposte per il miglioramento delle stesse. Molti hanno risposto a queste domande (60%) e ogni seconda persona ritiene che il Circolo prima di tutto deve impegnarsi a far si che gli Stivorani si trovino molto più spesso di quanto fanno attualmente. Nel Circolo manca la presenza dei giovani, quali, per colpa dei vecchi, conoscono poco la propria storia. Al direttivo del Circolo si chiede di portare avanti le iniziative su temi importanti come: l’acquedotto, fognatura, costruzione della fontana, l’ambulatorio e soprattutto una iniziativa per portare a Stivor un impianto produttivo. Si chiede inoltre di seguire una linea politica che è quella di comunicare anche alla Provincia, che gli investimenti a Stivor sono inutili, se con questi non si garantiscono presupposti per il ritorno di qualche famiglia Stivorana con le quali si potrebbe assicurare la sopravvivenza del villaggio. Si propone anche, sempre a scopo di salvaguardare l’esistenza di Stivor, di organizzare una linea di trasporto (corriera, che già esisteva prima), facilitando cosi la più frequente presenza dei Stivorani alle loro case in Bosnia.
Interessamento del Circolo è sempre meno presente fra la comunità Stivorana. Le cause sono sicuramente molteplici dalla mancanza di tempo libero, il sempre più alto livello di inserimento nella nuova società, la corsa per guadagnarsi un euro in più per sostenere l’aumento delle spese, al cambiamento della mentalità verso, il sociale ma anche il calo delle attività del Circolo, indicato in alcune risposte come importante causa del mancato interessamento.
Per la fine ho lasciato una constatazione (“noi siamo stranieri in Italia, ma anche sempre più stranieri a Stivor”), fatta da un capofamiglia, il che forse non è piena verità, ma che impone, secondo me, una riflessione anche del direttivo di questo Circolo affinché potesse, se ritiene utile, adeguare il proprio programma d’azioni.
Uno è certo; il sondaggio si può rilevare molto utile se gli organi d’azione: come il direttivo del Circolo, l’Associazione Trentini nel mondo, il Circolo di Stivor, il Comune di Prnjavor, organi competenti della Provincia, la frazione di Sibovska e altri, vengono informati delle espressioni della gente di Stivor e le usano nelle proprie attività per risolvere almeno alcuni importanti problemi.

Il relatore

Anton Andreata